Cessione Dema al gruppo Adler: preoccupazioni su occupazione e futuro degli stabilimenti
Elena

La cessione di Dema al Gruppo Adler, inizialmente accolta con cauto ottimismo, ha generato forti tensioni dopo la diffusione di un piano industriale che prevede la chiusura degli stabilimenti di Somma Vesuviana e Paolisi, con decine di esuberi e trasferimenti verso altri siti.
Sindacati, ministero delle Imprese e Made in Italy e forze politiche chiedono chiarezza: è stato convocato un tavolo a Roma il 6 febbraio.
Intanto, il presidente di Adler, Paolo Scudieri, conferma l’acquisizione e promette impegno per il rilancio e il benessere dei lavoratori.
Tuttavia, i sindacati denunciano il rischio di “spezzatino industriale” e chiedono garanzie occupazionali e trasparenza sulla procedura di cessione.
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RISE 2025: il futuro del trattamento delle superfici si incontra al Politecnico di Milano
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Il 19 e 20 giugno 2025 il Politecnico di Milano sarà il palcoscenico di RISE – Research and Innovation in Surface Engineering, il convegno che riunirà il meglio della ricerca, dell’innovazione e dell’industria nel campo del trattamento delle superfici.
Organizzato da Poliefun in collaborazione con AIFM – Associazione Italiana di Finiture dei Metalli, RISE 2025 vuole essere molto più di un semplice evento tecnico: sarà un luogo di incontro e contaminazione tra saperi, esperienze e prospettive future. Due giornate in cui gli esperti della finitura e del trattamento delle superfici si confronteranno su come rendere i materiali più performanti, più sostenibili e sempre più integrati nelle sfide dell’industria moderna.
Dalla ricerca accademica all’innovazione industriale
In un’epoca in cui innovare non è più un’opzione ma una necessità, RISE 2025 nasce con l’obiettivo di abbattere i confini tra università e industria, creando nuove sinergie tra chi sviluppa conoscenza e chi la applica quotidianamente.
I temi al centro del programma spaziano dalle tecnologie di rivestimento avanzato ai processi di caratterizzazione dei materiali, fino alle nuove frontiere dell’economia circolare e della digitalizzazione industriale.
Un programma ricco di contenuti che vedrà la partecipazione di aziende leader del settore accanto agli esperti del Politecnico di Milano sotto il patrocinio di UCIF – Anima Confindustria Meccanica.
RISE 2025 rappresenta un’occasione unica per:
- Scoprire soluzioni tecnologiche all’avanguardia
- Anticipare le tendenze emergenti nella finitura dei materiali
- Creare nuove connessioni professionali tra ricerca e industria
- Condividere idee e ispirazioni in un contesto di alto livello scientifico
È il momento giusto per chi vuole essere protagonista della trasformazione tecnologica nel trattamento delle superfici.
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Polizze catastrofali: proroga confermata, ma restano criticità da risolvere
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Confcommercio accoglie positivamente la proroga dell’obbligo di stipulare polizze catastrofali, ma richiama l’attenzione su alcuni nodi ancora aperti.
Lo ha evidenziato Loretta Credaro, vicepresidente con delega a Finanza e Assicurazioni, durante l’audizione alla Camera sul decreto-legge che disciplina le nuove coperture contro calamità naturali.
L’obbligo, inizialmente previsto per il 31 marzo 2025, è stato posticipato al 1° ottobre 2025 per le medie imprese e al 1° gennaio 2026 per le Pmi.
Una decisione che offre più tempo per affrontare le complessità operative e interpretative di un sistema che coinvolge circa quattro milioni di imprese.
Restano da chiarire aspetti cruciali, come l’obbligo assicurativo per le attività in locazione, la definizione di criteri unici per la valutazione dei rischi e un sistema tariffario competitivo. L’obiettivo, secondo Confcommercio, deve essere costruire un modello fondato su mutualità e solidarietà.
L’obbligo riguarda tutte le imprese italiane (escluse quelle agricole) iscritte al registro imprese, con l’obiettivo di tutelare soprattutto micro e piccole realtà, ad oggi tra le più esposte ai danni da eventi naturali.
Auto, crolla produzione in Italia. ANFIA: "A gennaio calo del 63,4% rispetto a 2024"
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A gennaio 2025, la produzione dell’industria automotive italiana ha registrato un calo del 25,3% rispetto allo stesso mese del 2024, secondo i dati Istat. Il settore delle autovetture è stato il più colpito, con una riduzione del 37%, mentre la produzione di parti e accessori è scesa del 15,4%. In controtendenza, la fabbricazione di carrozzerie e rimorchi ha segnato un aumento del 7%.
Secondo ANFIA, la produzione domestica di sole autovetture è crollata del 63,4%, fermandosi a circa 10.800 unità. La crisi dell’automotive si inserisce in un contesto industriale complessivo ancora in difficoltà: a gennaio, l’indice della produzione industriale italiana è sceso dello 0,6% su base annua.
Il Direttore Generale di ANFIA, Gianmarco Giorda, ha criticato il Piano d’azione per l’Automotive della Commissione Europea, ritenendolo insufficiente a sostenere il settore. Tra le misure urgenti richieste, Giorda ha sottolineato la necessità di riequilibrare i costi energetici rispetto a paesi concorrenti come USA e Cina e di avviare un piano decennale per il rinnovo del parco auto europeo, attualmente con un’età media di 12,5 anni.
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Clean Industrial Deal: 100 MLD per competitività e decarbonizzazione
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La Commissione Europea ha presentato il Clean Industrial Deal, un piano strategico volto a mobilitare 100 miliardi di euro per conciliare gli obiettivi di decarbonizzazione con la competitività e la resilienza dell’industria europea. Questo ambizioso programma mira a sostenere le industrie ad alta intensità energetica e a incentivare la produzione di tecnologie pulite, attraverso misure mirate alla riduzione dei costi energetici, allo sviluppo di nuove competenze, alla promozione dell’economia circolare e alla semplificazione burocratica.
Obiettivi e Misure del Clean Industrial Deal
Il piano si propone di trasformare la transizione ecologica in un fattore di crescita per le imprese europee. Tra le iniziative chiave figurano:
- Supporto alle industrie ad alta intensità energetica, come siderurgia, alluminio e chimica, per il passaggio alle energie rinnovabili.
- Incentivi alla produzione sostenibile, attraverso politiche di circolarità, riduzione dei rifiuti e promozione del remanufacturing.
- Strategie per ridurre la dipendenza da materie prime di paesi terzi, valorizzando le risorse interne all’UE.
Energia e Transizione Verde
Per garantire un’energia più accessibile e sostenere la transizione ecologica, il Clean Industrial Deal punta a:
- Accelerare l’elettrificazione dell’industria e promuovere le energie pulite.
- Migliorare l’interconnessione energetica tra i paesi UE.
- Favorire l’efficienza energetica con nuove misure di incentivo.
Sostegno alla CleanTech e agli Appalti Pubblici
Una delle iniziative di spicco del piano è l’Industrial Decarbonisation Accelerator Act, che prevede:
- Incentivi per la produzione CleanTech in Europa, con criteri di sostenibilità e resilienza negli appalti pubblici.
- Revisione del framework degli Appalti Pubblici nel 2026, per dare priorità ai prodotti “Made in Europe” nei settori strategici.
Finanziamenti per la Transizione Industriale
Il piano mobiliterà 100 miliardi di euro attraverso:
- Un nuovo quadro di aiuti di Stato dedicato alle energie rinnovabili e alla decarbonizzazione.
- Il rafforzamento del Fondo per l’Innovazione e la creazione di una Banca per la Decarbonizzazione Industriale.
- Un bando Horizon Europe per ricerca e innovazione nel settore CleanTech.
- La revisione del Regolamento InvestEU per supportare mobilità pulita e riduzione dei rifiuti.
Economia Circolare e Materie Prime
Il piano dedica particolare attenzione alla gestione delle materie prime critiche, con:
- Creazione di un Centro UE per le Materie Prime Critiche, per acquisti congiunti e migliori condizioni di negoziazione.
- Lancio del Circular Economy Act nel 2026, con l’obiettivo di aumentare al 24% l’uso di materiali circolari entro il 2030.
Competenze e Partnership Industriali
Per rafforzare le competenze e il mercato del lavoro, il Clean Industrial Deal prevede:
- L’istituzione di un’Unione delle Competenze per investire nei lavoratori e sviluppare le green skills.
- Un rafforzamento del programma Erasmus+, con 90 milioni di euro destinati alla formazione.
- Sviluppo di partenariati per il commercio e gli investimenti puliti, con strumenti di difesa commerciale.
- Semplificazione del Meccanismo di Adeguamento del Carbonio alle Frontiere (CBAM).
Con questo piano, l’Unione Europea punta a rafforzare la competitività dell’industria, ridurre la dipendenza da risorse esterne e promuovere un modello di sviluppo sostenibile, allineato agli obiettivi di neutralità climatica.
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Automotive, inizia la riconversione: difesa, chip, meccatronica
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Il governo italiano punta alla riconversione della filiera automotive, favorendo l’integrazione con settori ad alto valore tecnologico come difesa, aerospazio, blue economy e cybersicurezza. L’obiettivo è offrire nuove prospettive alle imprese della componentistica e ai lavoratori, in un settore automobilistico in crisi, che nel 2025 rischia di chiudere con meno di 500.000 veicoli prodotti.
Parallelamente, comparti come difesa e sicurezza registrano una forte crescita, con un fatturato sopra i 40 miliardi di euro nel 2024 e prospettive di ulteriore espansione, anche grazie al piano europeo di riarmo da 800 miliardi. In questo contesto, il ministro Adolfo Urso ha annunciato incentivi per favorire la transizione delle aziende verso settori più dinamici.
Non si tratta solo di un’idea italiana: in Germania, il colosso Rheinmetall sta valutando l’acquisto di un ex stabilimento Volkswagen per la produzione di carri armati. Anche in Italia si moltiplicano le sinergie tra automotive e difesa: aziende della componentistica forniscono microchip, schede elettroniche e materiali avanzati sia per veicoli che per sistemi militari. Leonardo ha già avviato programmi di supporto ai propri fornitori per ottenere nuove certificazioni e introdurre tecnologie all’avanguardia.
Anfia sta inoltre lavorando con aziende come Leonardo e Avio per aiutare la componentistica automobilistica a diversificarsi, guardando anche ai settori ferroviario e medicale. Il percorso di riconversione sarà graduale, ma il governo è determinato a sostenere il cambiamento, trasformando la crisi del settore automotive in un’opportunità di rilancio per l’industria italiana.
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Uno speciale rivestimento per le celle solari sottomarine
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Un nuovo rivestimento per celle solari sottomarine: protezione ed efficienza senza manutenzione
La ricerca sulle celle solari sottomarine ha fatto significativi progressi negli ultimi anni, aprendo nuove prospettive per l’utilizzo dell’energia solare negli ambienti marini. Tuttavia, queste tecnologie devono affrontare sfide specifiche: la capacità di catturare la luce nella gamma verde-blu dello spettro, la resistenza alla corrosione salina e all’umidità, e la prevenzione del biofouling, ovvero l’accumulo di microrganismi, alghe e altri organismi marini sulla superficie della cella, che può comprometterne il rendimento.
Un importante passo avanti in questo campo arriva dai ricercatori del Dipartimento di Ingegneria Chimica e Biochimica dell’Università Tecnica della Danimarca, che hanno sviluppato un innovativo rivestimento per celle solari subacquee. La soluzione combina ossido di rame e ossido di zinco con un biocida organico e un materiale legante a rapida lucidatura, creando una protezione efficace contro il biofouling senza la necessità di interventi di pulizia meccanica.
Il nuovo rivestimento può essere applicato su substrati sottili, trasparenti e intercambiabili, permettendone la sostituzione continua. Questa caratteristica lo rende particolarmente adatto per l’uso su veicoli sottomarini autonomi alimentati a energia solare o su piattaforme di celle solari subacquee, garantendo una maggiore efficienza operativa e una durata prolungata del sistema.
Questa innovazione rappresenta un significativo passo avanti per l’integrazione delle energie rinnovabili negli ecosistemi marini, aprendo nuove possibilità per l’alimentazione sostenibile di tecnologie subacquee.
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ipcm® Academy: il Corso Completo per Tecnico dei Processi di Finitura Industriale delle Superfici
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ipcm® Academy è il settore formazione della rivista ipcm® – International Paint&Coating Magazine e si occupa della formazione e dell’aggiornamento di specialisti nella finitura industriale delle superfici. L’obiettivo è fornire le competenze necessarie per affrontare le sfide presenti e future del mercato, formando professionisti altamente qualificati.
Il Corso Completo
Il corso completo di ipcm® Academy è progettato per formare la figura professionale di Tecnico dei Processi di Finitura Industriale delle Superfici, inserita nel QRSP (Quadro Regionale degli Standard Professionali della Regione Lombardia) e riconosciuta a livello europeo. Questo percorso formativo rientra nella Formazione di Specializzazione e si articola in diverse giornate tematiche:
- Corrosione: tecniche di gestione e prevenzione della corrosione nei processi industriali per aumentare la durabilità dei materiali.
- Pretrattamenti: pratiche per il trattamento delle superfici prima della verniciatura per garantire adesione e resistenza.
- Trattamento e depurazione acque: tecnologie per la corretta gestione delle acque reflue nei processi industriali di trattamento delle superfici.
- Applicazione prodotti vernicianti in polvere: funzionamento, composizione e tecniche applicative dei prodotti vernicianti in polvere.
- Applicazione prodotti vernicianti a base liquida: funzionamento, composizione e tecniche applicative dei prodotti vernicianti a base liquida.
- Controlli: metodologie di controllo qualità nei processi di finitura industriale.
- Metodi di controllo, strumenti e prove pratiche: corso teorico-pratico sugli strumenti di controllo e sulle metodologie di prova per garantire la qualità dei trattamenti superficiali.
- ACET test e visita ai laboratori di Innovhub Milano: corso teorico-pratico sull’ACET test per le prove di corrosione accelerata, seguito da una visita al laboratorio “Pitture e vernici” di Innovhub Milano.
- Impianti e attrezzature: caratteristiche degli impianti e delle attrezzature di verniciatura.
Failure analysis, manutenzione e sicurezza: analisi del degrado del film di vernice e tecniche per la sua prevenzione. Attività di manutenzione di un componente o di un macchinario. Strumenti per una corretta prevenzione in materia di sicurezza. - Documentazione controllo processi, gestione investimenti e attività pratiche: gestione dei processi di trattamento superfici tramite documentazione accurata, controllo dei tempi e programmazione. Prove pratiche e redazione di documenti di gestione.
Mansioni del Tecnico
Il Tecnico dei Processi di Finitura Industriale organizza e gestisce le attività produttive per garantire protezione dalla corrosione e finitura dei prodotti, in conformità con gli standard di qualità e durabilità richiesti.
Le sue competenze includono:
- Definizione dei processi di protezione e finitura più adeguati.
- Omologazione e validazione dei processi produttivi e delle modalità applicative.
- Verifica della congruità delle specifiche tecniche e dei cicli di lavoro.
- Coordinamento della programmazione della produzione e dei controlli qualitativi.
- Collaborazione con direzione, progettazione, produzione e manutenzione per la gestione di budget, investimenti e pianificazione strategica.
Esame Finale e Certificazione
Il percorso formativo si conclude con un esame scritto e orale, valutato da una Commissione composta da esperti del settore. In caso di esito positivo, il partecipante ottiene il riconoscimento ufficiale come Tecnico dei Processi di Finitura Industriale delle Superfici.
Due Sessioni Annue
I partecipanti possono scegliere tra due sessioni annuali, così da poter pianificare la loro formazione in base agli impegni personali e professionali. Per il 2025, le sessioni si terranno:
- Da marzo a giugno
- Da settembre a dicembre
Questo percorso formativo rappresenta un’opportunità unica per acquisire competenze avanzate nella finitura industriale delle superfici, un settore in continua evoluzione e sempre più strategico nell’industria manifatturiera.
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Innovazione nella stampa 3D multi-materiale: nuove opportunità per l'industria automobilistica
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Un team di ricercatori della Tohoku University, in Giappone, ha compiuto un significativo passo avanti nella produzione additiva, realizzando il primo componente automobilistico multi-materiale attraverso la stampa 3D. Il prototipo, una torre di sospensione a grandezza naturale con una geometria ottimizzata, dimostra il potenziale di questa tecnologia per sviluppare componenti leggeri ma altamente resistenti.
La rivoluzione della stampa 3D multi-materiale
La produzione additiva di metalli consente di costruire oggetti strato dopo strato, utilizzando il calore per legare i materiali tra loro. Questa tecnologia permette di ottenere forme personalizzate, riducendo al contempo gli sprechi di materiale rispetto ai metodi tradizionali. Un aspetto particolarmente innovativo della stampa 3D è la possibilità di combinare materiali diversi in un’unica struttura, ottimizzando le prestazioni dei componenti. Ad esempio, unendo acciaio e alluminio, si possono ottenere parti automobilistiche più leggere senza comprometterne la resistenza.
Tuttavia, questa tecnica presenta alcune sfide. In particolare, nella combinazione acciaio-alluminio possono formarsi composti intermetallici fragili alle interfacce dei materiali, compromettendo la resistenza del componente. “I multimateriali sono un argomento di grande interesse nella produzione additiva per la loro flessibilità, ma bisogna affrontare il problema della fragilità in alcune combinazioni di metalli”, spiega Kenta Yamanaka, professore associato dell’Università di Tohoku.
Una lega acciaio-alluminio più resistente
Per superare questa criticità, i ricercatori hanno utilizzato la tecnologia Laser Powder Bed Fusion (L-PBF), una delle principali tecniche di stampa 3D per metalli. Modificando la velocità di scansione del laser, sono riusciti a ridurre la formazione di composti intermetallici fragili, ottenendo interfacce di legame più robuste. Questo risultato apre la strada a un utilizzo più ampio della stampa 3D multi-materiale nell’industria automobilistica e in altri settori dove la leggerezza e la resistenza dei componenti sono fondamentali.
“Abbiamo dovuto prima comprendere appieno il meccanismo di lega in situ”, commenta Seungkyun Yim, professore associato dell’Università di Tohoku, sottolineando l’importanza della ricerca.”
I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Additive Manufacturing il 19 novembre 2024, segnando un importante traguardo nello sviluppo delle tecnologie di stampa 3D per applicazioni industriali avanzate.
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Regolamento Omnibus e normative ESG: il dibattito tra semplificazione e sostenibilità
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L’Unione Europea si appresta a ridurre gli oneri burocratici per le imprese con il Regolamento Omnibus, ma gli investitori avvertono: non bisogna compromettere le normative ESG (Environmental, Social and Governance). Questi criteri, fondamentali per garantire pratiche aziendali sostenibili, potrebbero subire un ridimensionamento che metterebbe a rischio gli obiettivi del Green Deal.
Un equilibrio delicato
La proposta della Commissione Europea, guidata da Ursula von der Leyen, mira a semplificare le procedure amministrative per le imprese, intervenendo sulla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), sulla Tassonomia UE e sulla Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CS3D). Tuttavia, un gruppo di investitori istituzionali ha espresso preoccupazione per l’impatto che queste modifiche potrebbero avere sugli standard ESG.
Il rischio di un passo indietro
L’Institutional Investors Group on Climate Change (IIGCC), il Forum Europeo per gli Investimenti Sostenibili (Eurosif) e i Principles for Responsible Investment (PRI) hanno sottolineato come il Regolamento Omnibus possa compromettere l’integrazione dei fattori ESG nelle strategie aziendali. Secondo il consorzio, le norme di rendicontazione attuali sono essenziali per un’allocazione efficiente delle risorse da parte degli investitori. Per questo, l’unico ambito di revisione dovrebbe riguardare gli aspetti tecnici e le linee guida di implementazione, evitando di riaprire il quadro normativo nel suo complesso.
Il ruolo di Francia e Germania
A complicare il quadro, le pressioni esercitate da Francia e Germania, che chiedono una revisione delle normative ESG per proteggere la competitività delle imprese europee rispetto ai mercati di Stati Uniti e Asia. La Francia ha recentemente proposto una “sospensione massiccia” degli obblighi ESG per le PMI, mentre la Germania punta a rinviare di due anni l’entrata in vigore della CSRD.
La discussione sul Regolamento Omnibus e il futuro delle normative ESG è ancora aperta. La sfida sarà trovare un equilibrio tra la necessità di semplificare i processi burocratici e la volontà di mantenere elevati standard di sostenibilità per il futuro dell’industria europea.